Gloria a Dio e sulla terra
pace agli uomini
Con il gioioso annuncio degli angeli riportato dall’evangelista Luca (2, 14) ripercorriamo il cammino dei pastori verso Betlemme, richiamati ancora una volta dal Santo Natale di Gesù.
Il percorso della vita umana è una strada. Lunga per i più, più breve per altri, per tutti talvolta pianeggiante, altre volte in salita o in ripida discesa.
Se anche noi abbiamo accolto l’invito di papa Francesco ad uscire sul territorio, dobbiamo sapere che non ci aspetta un cammino facile e che l’obiettivo, per quanto appetibile, non è dietro l’angolo.
C’erano alcuni pastori che vegliavano tutta la notte
In quella regione – scrive l’evangelista – alcuni pastori pernottavano all’aperto facendo la guardia al loro gregge. Potrebbe essere questa l’icona del credente, del discepolo di Gesù che risponde all’invito del Signore. “Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera, o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino” (Mc 13,35). Se Maria – come ci narra Luca – ricevette l’annuncio dell’Angelo che “entrò da lei” (Lc 1,28), l’Angelo di Betlemme si presentò ai pastori nel campo e “la gloria del Signore li avvolse di luce” (Lc 2,9) così come a Maria Gabriele disse: “Rallegrati; piena di grazia, il Signore è con te”. L’Angelo è il messaggero di Dio e la ” buona notizia” che porta è la vocazione, la chiamata del Signore a portare ovunque il lieto annuncio di salvezza.
In concreto che cosa vuole dirci il Signore in questo S. Natale? Anche noi dobbiamo stare “sul campo” a vegliare. Il campo è vasto: il progresso spirituale della nostra vita, la pace e la tenerezza in famiglia, l’uscita sul territorio ampio e ricco di potenzialità che si apre fuori della chiesa parrocchiale e che ci interpella quotidianamente.
Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia
I pastori furono presi da grande timore (Lc 2,9b). Alle parole dell’Angelo, Maria fu molto turbata (Lc 1,29).
Motivi di apprensione e di vera paura sono all’ordine del giorno. Ci sentiamo minacciati da tutto e da tutti. Ascoltiamo rumori non troppo lontani di guerre e di violenze e’vicino a noi discordie familiari e sociali, talvolta si parla di fazioni anche all’interno della Chiesa (che del resto non mancarono neppure agli inizi).
Ciò nonostante il Signore grida: “Non abbiate paura!” e l’Angelo spiega questo imperativo: è causa di una grande gioia l’annuncio che sto per farvi. “Oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore (Lc 2, 11).
Si compivano le promesse fatte agli antichi padri: “Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele” (Is 7, 14) e realizzate in Maria: “Ed ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” (Lc 1,31).
Se la nostra quotidianità non è intrisa di gioia, non possiamo essere buoni discepoli. “Un cristiano è un uomo e una donna di gioia, di gioia nel Signore; un uomo e una donna di stupore. Per questo non bisogna cercare la felicità in tante cose che alla fine ci rattristano: promettono tanto, ma non ci daranno niente, come la ricchezza” ci ricorda papa Francesco (23.5.2016).
Una grande gioia che sarà di tutto il popolo
La gioia, per sua natura, non può che essere condivisa. I segni della gioia’sono semplici, domestici, poveri. Anche l’Angelo dice così: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” (Lc 2,12). Una grotta, un presepe, un bambino, una mamma, un papà…una casa, un letto, una famiglia … una strada, una coperta, un povero… una discoteca, uno sballo, dei giovani…Tante diverse realtà che riguardano il mondo intero e la nostra città di Roma!
Il beato [[Paolo VI]] già nel 1975 scriveva: “Gli uomini devono evidentemente unire i loro sforzi per procurare almeno il minimo di sollievo, di benessere, di sicurezza, di giustizia, necessari alla felicità, a numerose popolazioni che ne sono sprovviste. Una tale azione solidale è già opera di Dio; essa corrisponde al comandamento di Cristo. Essa procura già la pace, ridona la speranza, rinsalda la comunione, apre alla gioia, per colui che dona come per colui che riceve, perché vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (Gaudete in Domino).
Andarono senza indugio
“Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto riferirono…” (Lc 2, 16-17). La gioia dell’annuncio ed una sana curiosità spingono i pastori ad andare “subito” in città, verso la grotta indicata dall’Angelo. Andare, vedere, riferire, stupirsi sono le azioni dei pastori e di coloro che accolgono l’annuncio. Accogliere, proteggere, promuovere, integrare sono le parole di papa Francesco nel messaggio per la giornata mondiale della pace 2018 nel quale migranti e rifugiati sono indicati come uomini e donne in cerca di pace. La pace – lo sappiamo – è dono di Cristo risorto, la pace è costruzione di un mondo migliore da parte di tutti e l’incarnazione del Verbo nel seno purissimo di Maria è “la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà l’Emmanuele, il Dio con loro, il loro Dio” (Ap 21,3).
Tocca dunque a ciascuno di noi, all’intera nostra comunità cristiana, specialmente ai giovani ed alle famiglie, il dovere apostolico di trasformare lo stupore e la gioia in concrete azioni di lode e di servizio andando a bussare ad ogni casa e ad ogni donna e uomo presenti sul territorio. Con lo “sguardo contemplativo” di Maria e seguendo l’esempio missionario di colei che, visitando Elisabetta, cantò così: “L’anima mia magnifica il Signore.. grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente… ha rovesciato
i potenti dai troni, ha innalzato gli umili” (Lc 1,46-55).
Auguro a tutti un Santo Natale di pace
ed un 2018 ricco di buoni frutti.
“Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini che egli ama” (Lc 2,14)
Don Luigi